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Società Conservatrice
del Capanno Garibaldi

fondata nel 1882

Giovedì 2 agosto 1849

L’imbarco dei garibaldini su 13 bragozzi

La mattina del giovedì, alle 6,30 – con una rischiosa manovra ostacolata dalla burrasca, compiuta personalmente da Giuseppe Garibaldi e dal Capitano «Leggero» – 13 natanti escono in mare aperto. Sul bragozzo che il Generale definì «barca fatale» per il tragico destino riservato poi alla maggior parte degli imbarcati, assieme ad Anita vi salirono Ugo Bassi, Don Ramorino ed altri.

Brigantino austriaco Oreste intercettò il naviglio che trasportava Garibaldi e i suoi uomini verso la liberazione di Venezia

Dopo circa 4 chilometri di navigazione verso sud, per prendere il vento, Garibaldi volge a nord, veleggiando in quella direzione per l’intera giornata con scarsi viveri a bordo e ancor più scarsa acqua di cui Anita aveva «divorante» bisogno. La piccola flottiglia, riunitasi di fronte a Porto Corsini d’ordine del Generale, per far fronte ad un attacco del nemico, giunge all’altezza della punta di Goro (2) (circa 70 Km. a nord di Cesenatico) alle ore 4 del pomeriggio.

Il brigantino austriaco «Oreste» armato di due cannoni e la goletta «Elisabetta» seguita dopo dalla Fenix-Sentinella, aprono il fuoco sulla flottiglia coadiuvati da due piccoli navigli da guerra «Bellona» e Vulcano».

Il cannoneggiamento dura tutta la notte, sino alle ore 7 del venerdì.

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